- raccontato da Militello Rosario | 1925
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Provincia di Roma - Per la memoria | 26/08/2011
Sono arrivati a Mauthausen che era quasi buio. Hanno attraversato il paesino che gli è sembrato molto carino e pulito: donne, vecchi e bambini che anche vedendoli sporchi e stanchi non hanno mosso un dito nemmeno per un bicchiere d’acqua. Il campo da lontano appariva con i suoi muri alti. Il portone era bello, ricco, imponente. Appena si è aperto hanno visto come erano ridotti i prigionieri. E hanno capito che si moriva. Accanto alle baracche c’erano i mirti in attesa di essere portati al forno crematorio. Spogliati, rasati, nudi al freddo in attesa di andare sotto la doccia: l’acqua era a 60 gradi e poi subito dopo l’acqua fredda. E subito dopo il passaggio di creolina che bruciava. E poi la matricola: a Mauthausen non veniva tatuata ma era scritta sulla divisa e su pezzo di metallo legato al polso col filo di ferro. Nei letti a castello si dormiva in tre nello stesso letto. C’erano prigionieri di tutte le provenienze: russi, polacchi, francesi… E tutti tiravano a fregare tutti. Il secondo giorno a Rosario gi hanno rubato la zuppa e il cappotto.
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